Stando a BNE IntelliNews, con il riferimento ai dati di S&P Global, le esportazioni di prodotti petroliferi russi sono diminuite del 20% il mese scorso, raggiungendo il livello più basso dal maggio dello scorso anno.
Anche la media di febbraio è stata del 24% inferiore al livello medio delle esportazioni di prodotti petroliferi.
I dati seguono un rapporto secondo cui, nonostante l'imposizione di sanzioni, compreso l'embargo su petrolio e prodotti petroliferi, le esportazioni di greggio dalla Russia sono rimaste relativamente stabili.
Secondo i dati di monitoraggio del carico da Kpler, le esportazioni russe di petrolio e carburante sono state in media di 7,32 milioni di barili al giorno il mese scorso, quasi invariate rispetto a dicembre, prima dell'introduzione dell'embargo.
Peraltro, secondo una recente ricerca dell'Institute of International Finance, della Columbia University e dell'Università della California, la Russia sta vendendo il suo greggio a prezzi superiori ai 60 dollari al barile, il "tetto" imposto dal G7 in collaborazione con l'UE.
Secondo i ricercatori, nelle quattro settimane successive all'embargo UE sulle esportazioni di greggio il 5 dicembre, il prezzo medio delle vendite di petrolio russo era di 74 dollari al barile.
Oltretutto, la Russia ha dichiarato che nel mese di marzo avrebbe ridotto la produzione di petrolio di mezzo milione di barili al giorno in risposta alle sanzioni, il che potrebbe influire sul livello delle sue esportazioni di petrolio e carburante.
Come risultato dell'embargo dell'UE, le esportazioni di greggio russo potrebbero diminuire di 300.000 barili al giorno, prevede JP Morgan, anche se la Russia è in grado di mantenere la produzione di greggio al livello precedente alle tensioni geopolitiche. Tuttavia, tornare ai livelli di produzione pre-pandemia sarà più difficile.
La produzione prima delle tensioni geopolitiche era di 10,8 milioni di barili al giorno, mentre prima della pandemia il livello medio di produzione era di 11,3 milioni di barili al giorno.
