Giovedì, l'indice del dollaro DXY ha aggiornato il minimo locale di 10 settimane a 100,53 e oggi continua a scendere, avvicinandosi sempre di più al livello psicologico di 100,00. Ma tutto indica che anche questo livello sarà rotto e il dollaro si dirigerà verso i minimi del 2020, situati vicino al livello di 89,00.
I partecipanti al mercato si sono concentrati sulle prospettive della politica monetaria della Fed in un contesto di inflazione ancora elevata e crescenti rischi di recessione. Come si evince dai verbali della riunione di marzo pubblicati mercoledì scorso, alcuni funzionari della banca centrale statunitense ritengono necessario sospendere il ciclo di inasprimento della politica monetaria a causa dei rischi di un aumento della pressione sul settore bancario e sull'economia nel suo complesso, che alla fine porterà a una recessione. Oltre ad altre cose, la recessione è pericolosa perché potrebbe trasformarsi in stagnazione. Non si parla ancora di una crisi su larga scala o di un crollo dell'economia, ma la recessione e la stagnazione sono comunque problematiche in quanto minacciano licenziamenti di massa e riduzione del tenore di vita della popolazione, che alla fine potrebbero portare a cambiamenti politici globali, anche nella struttura istituzionale.
Come emerge dai verbali, i dirigenti della Fed valutano negativamente le conseguenze a lungo termine dei fallimenti delle banche Silicon Valley Bank e Signature Bank, costringendo le autorità finanziarie e monetarie statunitensi a reagire con un massiccio afflusso di liquidità nel sistema bancario. Così, subito dopo gli eventi noti, la Fed ha annunciato un programma di emergenza di supporto al settore bancario (BTFP) per un importo di 25 miliardi di dollari con l'accesso a prestiti a breve termine alle organizzazioni finanziarie in difficoltà. La Fed emetterà inoltre circa 250 miliardi di dollari per compensare i depositi degli investitori garantiti dal Dipartimento del Tesoro statunitense, concedendo prestiti garantiti dal valore nominale degli attivi delle banche fallite Silicon Valley Bank e Signature Bank.
In altre parole, la Fed ha iniziato di nuovo a stampare denaro e a immetterlo nell'economia, il che rappresenta un allentamento quantitativo che dovrebbe sostenere il sistema bancario, ma alla fine potrebbe portare a una nuova impennata dell'inflazione.
Comunque, quello che sta succedendo sembra una classica crisi bancaria, causata da nient'altro che l'aumento rapido dei tassi della Fed. È chiaro che la Fed ha reagito in ritardo all'accelerazione dell'inflazione, considerandola un "fenomeno temporaneo".
Quale sarà la manovra dei funzionari della Fed nella riunione di maggio è una domanda a cui probabilmente nessun economista che segue gli eventi nel sistema bancario statunitense potrà rispondere.
Secondo gli ultimi dati del Gruppo CME, circa il 75% dei partecipanti al mercato ritiene che la Fed aumenterà ancora il tasso di interesse dello 0,25%, per poi fare una pausa. Alcuni dirigenti della Fed ritengono che mantenere alta l'inflazione sia un problema ancora più grave per l'economia rispetto ai rischi di recessione.
In particolare, il presidente della Federal Reserve di Chicago, Austan Goolsbee, sostiene che l'inasprimento monetario potrebbe rivelarsi ingiustificato se aumenta lo stress finanziario e la pressione sull'economia. La maggior parte dei dirigenti della banca centrale americana ritiene che l'attuale crisi finanziaria porterà comunque a una recessione, anche lieve, che inizierà alla fine di quest'anno, e poi l'economia si riprenderà nel corso dei due anni successivi. È una loro opinione, ma la situazione reale potrebbe essere molto più complessa e più critica.
Allora, cosa farà la Fed: continuerà a seguire una politica rigorosa o inizierà ad allentare la stretta e aiuterà l'economia che, come vediamo, sta ormai scivolando in una recessione?
E cosa succederà al dollaro, che già sta crollando con l'attuale tasso d'interesse chiave della Fed al 5,00%, il più alto tra le principali banche centrali del mondo, escludendo la Banca centrale dell'Ucraina e del Brasile, il cui impatto sul sistema finanziario mondiale è minimo?
Dal punto di vista tecnico, l'indice del dollaro DXY (CFD #USDX su MT4) sta sviluppando una dinamica ribassista nel contesto di tendenze a breve e medio termine, pur rimanendo ancora nella zona di mercato rialzista a lungo termine (al di sopra dei livelli chiave di supporto 100.35, 100.00, 99.15). Solo la rottura del livello chiave di supporto 93.40 (media mobile a 200 periodi sul grafico mensile) romperà definitivamente il trend rialzista globale del DXY.