Secondo Bloomberg, nell'agosto l'esportazione del petrolio dall'Iran è aumentata nonostante le riduzioni di produzione di altri paesi e nonostante le sanzioni ancora in vigore, che dovrebbero limitare le forniture dall'Iran. Di conseguenza, le spedizioni aggiuntive hanno contribuito ad attenuare gli effetti delle riduzioni dell'Arabia Saudita, della Russia e di altri paesi membri dell'OPEC.
Secondo stime della società TankerTrackers.com Inc., che fornisce dati sulle forniture di petrolio a governi, compagnie assicurative e altre organizzazioni, nei primi 20 giorni di agosto, il Golfo Persico ha esportato 2,2 milioni di barili di petrolio e condensato al giorno. Se questi volumi si manterranno, supereranno in quantità tutti gli altri mesi dell'anno corrente. Nei 28 giorni precedenti, la velocità media di spedizione è stata di 2,1 milioni di barili al giorno.
Tracciare i flussi dall'Iran è difficile in quanto molti petroliere che vi si dirigono disattivano regolarmente la loro geolocalizzazione, rendendoli invisibili ai sistemi di monitoraggio.
Secondo Samir Madani, co-fondatore di TankerTrackers, nessun barile esportato proveniva da depositi galleggianti, anche se alcuni potrebbero essere stati prelevati da serbatoi terrestri.
L'Iran vende la stragrande maggioranza dei suoi barili alla Cina, poiché acquirenti passati come il Giappone e la Corea del Sud evitano le forniture sanzionate. L'India, che in passato era un grande acquirente del petrolio iraniano, ora è diventata un grande acquirente del petrolio russo.
Nonostante l'Iran abbia intrapreso passi verso la riconciliazione con i suoi vicini, le tensioni nel traffico marittimo lungo la vitale via d'acqua dello Stretto di Hormuz continuano a persistere.
Attraverso lo stretto, che si trova all'imboccatura del Golfo Persico, passa circa un quinto della produzione mondiale di petrolio. In questa regione, l'Iran ha perseguito navi e catturato petroliere, e recentemente gli Stati Uniti hanno aumentato la loro presenza navale militare in questa regione.
