Compra sulle voci, vendi sui fatti! L'euro è sceso al livello più basso da metà dicembre sulla scia delle aspettative di statistiche deboli sull'attività economica europea e di una correzione degli indici azionari statunitensi. In realtà, l'indice S&P 500 ha per la terza volta stabilito un massimo storico, mentre gli indici PMI nel settore manifatturiero della zona euro a gennaio hanno presentato una piacevole sorpresa. Di conseguenza, i venditori dell'EUR/USD hanno iniziato a prendere profitti e la coppia di valute principale è balzata sopra 1,09.
L'indice PMI composito della zona euro a gennaio è salito da 47,6 a 47,9, risultando molto vicino al consenso degli esperti di Bloomberg di 48. L'attività manifatturiera ha superato notevolmente le previsioni, mentre il settore dei servizi ha deluso leggermente. Un indice inferiore a 50 indica una recessione. Tuttavia, secondo Bloomberg Economics, un tale insieme di dati consentirà alla BCE di mantenere i tassi invariati. E non solo a gennaio, ma anche nei prossimi mesi. Giugno rimane il periodo più probabile per l'inizio dell'espansione monetaria.
Andamento dell'attività economica europea e del PIL
Le due principali economie della zona euro, rappresentate da Germania e Francia, hanno mostrato risultati positivi negli indici PMI del settore manifatturiero e delusi nei servizi. Questa è una tendenza generale che indica che il recupero dell'economia dopo la pandemia è completamente concluso, nonostante le nuove problematiche create nella situazione tesa nel Mar Rosso. I disagi nelle catene di approvvigionamento potrebbero aumentare l'inflazione, cosa che la BCE preferirebbe evitare.
Si prevede che Christine Lagarde annuncerà che la Banca Centrale Europea non è pronta a discutere la questione del ribasso dei tassi. Secondo UniCredit, solo uno shock disinflazionistico significativo la spingerà a compiere il primo passo prima di giugno.
Dinamiche dell'attività economica in Germania e Francia
Sia i "falchi" che le "colombe" della BCE hanno le proprie argomentazioni. I sostenitori del mantenimento del tasso sui depositi al livello attuale del 4% ritengono che a causa del conflitto in Medio Oriente, di un forte mercato del lavoro nella zona euro e del miglioramento delle condizioni finanziarie, l'inflazione sarà in grado di consolidarsi a livelli elevati. I loro oppositori, al contrario, sono convinti che la debolezza dell'economia della zona euro, il calo dei prezzi all'ingrosso del gas ai minimi livelli degli ultimi due anni e la diminuzione dei prezzi dei produttori spingeranno l'IPC sempre più in basso. Chi ha ragione e chi ha torto lo giudicheranno i dati. Al momento, la migliore decisione per la BCE è una pausa.
La pausa serve non solo alla BCE, ma anche all'EUR/USD. La principale coppia di valute rimane in un intervallo stretto tra 1,085 e 1,100 da diverse settimane, e né i forti dati sull'occupazione, sull'inflazione e sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti, né i record dell'indice S&P 500 sono riusciti a farla uscire da lì.
Dal punto di vista tecnico, sul grafico giornaliero dell'EUR/USD, c'è un ritorno della coppia nell'intervallo fair value 1,085-1,098. L'incapacità degli "orsi" di farla uscire da lì è un segno della loro debolezza. Tuttavia, un rimbalzo dalle resistenze a 1,095, 1,097 e 1,098 diventerà un segnale per le vendite.
