Le basse aspettative portano a risultati positivi. Il settore petrolifero ha iniziato il 2024 con una certa prudenza. Il previsto rallentamento dell'economia degli Stati Uniti, l'eurozona sull'orlo della recessione e della stagflazione e i problemi in Cina avevano generato preoccupazioni tra gli investitori per la domanda mondiale. Allo stesso tempo, il rapido aumento della produzione negli Stati Uniti, in Brasile, in Guyana e in altri paesi al di fuori dell'OPEC avevano alimentato le preoccupazioni riguardo all'espansione del surplus di mercato e a un ulteriore calo dei prezzi. Il balzo del Brent del quasi 7% dall'inizio dell'anno è stato la risposta agli scettici.
La produzione di "oro nero" negli Stati Uniti lo scorso anno aumentava molto rapidamente. In media, dello 0,9% su base mensile. Di conseguenza, la produzione aveva raggiunto un record di 13,3 milioni di barili al giorno a dicembre. Allo stesso tempo, erano aumentate anche le forniture di beni energetici all'estero: le esportazioni americane di prodotti petroliferi avevano segnato un nuovo record alla fine del 2023, raggiungendo i 17,3 miliardi di dollari. L'aumento dell'offerta globale di petrolio non poteva non riflettersi negativamente sui prezzi.
Dinamica delle esportazioni americane di prodotti petroliferi
Tuttavia, con l'arrivo del 2024, molte cose sono cambiate. Le cattive condizioni meteorologiche, le tempeste di neve negli Stati Uniti, hanno costretto alla chiusura di produzioni. Per il loro ripristino è necessario tempo e impegno. Secondo le previsioni, l'estrazione di petrolio da scisti neri dovrebbe aumentare solo dello 0,2% su base mensile a marzo, molto meno rispetto alla media dello 0,9% nel 2023.
Nel frattempo, la resilienza dell'economia americana è stata una piacevole sorpresa per i "tori" del Brent. Dopo essere cresciuto del 3,3% nel quarto trimestre, l'indicatore anticipatore della Federal Reserve Bank di Atlanta segnala un aumento del PIL del 3,4% da gennaio a marzo. La Banca popolare cinese continua gli stimoli monetari: dopo la riduzione del tasso di riferimento, ha ridotto il contributo al fondo di riserva obbligatorio. Un mercato del lavoro forte e redditi reali in aumento permettono di sperare che l'economia della zona euro finalmente comincerà a riprendersi.
Pertanto, i timori di un rallentamento del PIL globale e di un calo della domanda mondiale di petrolio stanno gradualmente svanendo. Con tutto ciò, il mercato si aspetta che l'OPEC proroghi a marzo l'accordo sulla riduzione volontaria della produzione di 2,2 milioni di barili giornalieri nel primo trimestre. Così, l'Iran ha dichiarato di essere intenzionato a rispettare le proprie quote di 4 milioni di barili al giorno, mentre gli Emirati Arabi Uniti affermano di continuare la collaborazione con il cartello. Insieme al rallentamento della produzione di petrolio negli Stati Uniti, ciò consente al Brent di crescere.
Ma il petrolio del Mare del Nord ha un asso nella manica, chiamato geopolitica. Da metà novembre, in segno di sostegno alla Palestina, gli Houthi attaccano le navi nel Mar Rosso. Di conseguenza, le petroliere sono costrette a cercare soluzioni alternative, il che porta ad un aumento dei costi di trasporto e dei prezzi del greggio.
Dal punto di vista tecnico, il Brent sul grafico giornaliero si muove all'interno di un canale di trading rialzista. Il consolidamento del petrolio del Mare del Nord al di sopra del valore equo di 81,4$ al barile e i vicini livelli pivot è un buon segnale per i rialzisti. La possibilità di un rialzo è piuttosto alta in direzione di 84,8$ e 86,4$. Ha senso mantenere le posizioni long aperte da 79,8$ e periodicamente aumentarle durante i pullback.
