La coppia AUD/USD sta cercando di fermare il pullback dal livello più alto, osservato a gennaio, ma rimane comunque sotto una certa pressione.
C'è pressione in risposta ai dati contrastanti sull'inflazione in Cina. Inoltre, un tono di rischio più morbido sta indebolendo il dollaro australiano, anche se la debole domanda per il dollaro statunitense fornisce un certo supporto. 
I dati contrastanti sull'inflazione cinese pubblicati nel fine settimana non sono riusciti ad alleviare i timori di deflazione. Insieme alle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, rappresentano un fattore chiave per indebolire il dollaro australiano.
Infatti, per la prima volta in quattro mesi, l'indice dei prezzi al consumo (CPI) cinese è aumentato. Durante questo periodo l'indice dei prezzi alla produzione su base annua è diminuito del 2,7% nel mese in esame.
Inoltre, secondo Bloomberg, Washington sta valutando la possibilità di introdurre sanzioni contro diverse società tecnologiche cinesi. Tali notizie indeboliscono il dollaro australiano, sensibile al rischio.
D'altro canto, il dollaro USA sta cercando di attrarre acquirenti.
I dati di ieri sull'indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti hanno sostenuto gli investitori in dollari. Tuttavia, l'inevitabile cambiamento nella politica della Federal Reserve indebolisce anche il dollaro USA. Gli operatori di mercato sembrano convinti che la banca centrale americana inizierà a tagliare i tassi di interesse a giugno, e queste aspettative sono state confermate da un forte aumento del tasso di disoccupazione statunitense. Ciò ha contribuito a mantenere a un livello elevato il rendimento dei titoli di Stato statunitensi a 10 anni di riferimento, aiutando così i rialzisti del dollaro ad assumere una posizione difensiva.
Per ora, in assenza di importanti notizie economiche dall'Australia, i prezzi spot rimangono in balia dei movimenti del prezzo del dollaro USA e della più ampia propensione al rischio.
