L'avidità è tornata sul mercato azionario. Lo S&P 500 è salito di oltre l'1%, spinto dalle notizie secondo cui la Casa Bianca non prevede di introdurre tariffe reciproche prima del 1° aprile. Né le minacce di Donald Trump, né l'accelerazione dell'inflazione, né il caso DeepSeek sono riusciti a impaurire il principale indice azionario statunitense. E non appena la paura si è dissipata, gli investitori hanno ripreso il loro istinto di caccia in cerca di opportunità di acquisto.
"Qualsiasi Paese che imponga dazi agli Stati Uniti riceverà lo stesso trattamento. Non più, non meno". Con questa dichiarazione, Donald Trump ha ribadito la sua posizione sui dazi, mentre il suo principale consigliere economico, Peter Navarro, ha sottolineato che il deficit commerciale degli Stati Uniti ha superato i 1.000 miliardi di dollari a causa delle politiche tariffarie punitive e delle barriere non tariffarie imposte dagli altri Paesi. Un chiaro riferimento, quest'ultimo, all'IVA applicata dall'Unione Europea sulle importazioni.
Dinamiche del dollaro americano
Il rinvio delle tariffe alimenta sempre più l'idea che le minacce tariffarie non si tradurranno mai in misure concrete. Potrebbero essere solo una tattica negoziale per ottenere concessioni sui dazi all'importazione, piuttosto che un vero tentativo di aumentare le barriere commerciali. Risultato? Gli investitori stanno spostando capitali dagli asset rifugio (compreso il dollaro USA) verso asset più rischiosi. Lo S&P 500 si avvicina così ai massimi storici.
In tali circostanze, l'affermazione di Goldman Sachs secondo cui il tempo dei "tori" e degli acquisti nei momenti di ribasso nel mercato azionario statunitense è finito sembra fuori luogo. La banca aveva come obiettivo i deflussi di capitali dai fondi incentrati sull'indice S&P 500 che, nel contesto del consolidamento dell'indice azionario generale, facevano presagire il predominio dei venditori.
Dinamica dei flussi di capitale nei fondi focalizzati sullo S&P 500
Tuttavia, è importante capire che gli investitori avevano ragione di avere paura. Le minacce tariffarie di Donald Trump potrebbero rafforzare ulteriormente il dollaro statunitense, danneggiando i profitti aziendali. Le tariffe di ritorsione sulle importazioni da altri paesi colpirebbero giganti come NVIDIA, Apple e Tesla. La storia di DeepSeek potrebbe minare l'egemonia degli Stati Uniti nel campo dell'intelligenza artificiale, mentre la lunga pausa della Fed nel ciclo di espansione monetaria potrebbe portare a un rally dei rendimenti dei titoli del Tesoro.
Fortunatamente, il mercato ha accolto con grazia le difficoltà che gli sono piombate addosso, ha riconsiderato la sua posizione sul protezionismo di Donald Trump e sta cercando di trovare il buono anche nel cattivo. Pertanto, l'accelerazione dell'indice dei prezzi al consumo e della produzione (PPI) degli Stati Uniti ha portato a un aumento della probabilità di due misure di espansione monetaria da parte della Fed nel 2025, poiché i calcoli segnalano un rallentamento dell'indice della spesa per consumi personali dal 2,8% al 2,5-2,6%.
Dal punto di vista tecnico, il grafico giornaliero dell'indice S&P 500 ha dimostrato chiaramente il pattern Fakeout-Shakeout. L'ingresso in posizioni lunghe alla rottura della resistenza a 6.075 ha avuto successo. Se i rialzisti riusciranno a consolidarsi sopra i 6.115, è probabile che il rally verso i 6.200 e i 6.350 continui. Altrimenti aumenteranno i rischi di formazione di un pattern di inversione del cuneo in espansione.