La dinamica della valuta statunitense per diversi giorni disegna uno zigzag, passando dal declino all'aumento a breve termine. A volte questa "malattia" si diffonde anche all'euro, che sostanzialmente mantiene fiducia e alti tassi di crescita. Di tanto in tanto, il dollaro deve aggirare ostacoli sotto forma di valute dei paesi in via di sviluppo che improvvisamente "schizzano", ma si tratta di casi isolati.
L'inizio della settimana sul mercato globale è stato segnato da un rapido avvio di una serie di valute, soprattutto asiatiche. Allo stesso tempo, l'indice del dollaro (DXY), che traccia la dinamica del greenback rispetto a un paniere di sei valute principali, è sceso a un minimo di 99,20 punti. Il catalizzatore di questa turbolenza è stato il salto insolitamente brusco del dollaro di Taiwan (TWD), che ha mostrato la crescita più significativa degli ultimi decenni.
Secondo alcune relazioni, le forti vendite di USD sono avvenute a spese degli esportatori taiwanesi che stavano speculando sul rafforzamento del TWD. Tale tattica è guidata dagli attuali negoziati commerciali tra Stati Uniti e Taiwan, nei quali una moneta più forte può dar luogo a qualche concessione. Tuttavia, questa situazione, anche se risolta con successo - vale a dire a favore del dollaro USA - offre spunti di riflessione. A quanto pare gli operatori di mercato hanno dubitato ancora una volta della forza del dollaro.
Il rafforzamento del TWD rende i negoziati tariffari in corso tra gli Stati Uniti e Taiwan intriganti. Uno dei motivi per cui gli esportatori acquistano dollari taiwanesi è l'aspettativa che le autorità consentano un rafforzamento della moneta nazionale per facilitare un accordo commerciale con l'America. Solo il tempo dirà chi aveva ragione.
Il contesto più ampio rimane complicato per il dollaro in vista della riunione della Federal Reserve di mercoledì 7 maggio. Al momento, il DXY si è leggermente indebolito, soprattutto a causa dell'inaspettato movimento del TWD. Allo stesso tempo, il rendimento dei titoli del Tesoro decennali statunitensi è intorno al 4,32%, dopo aver recuperato il recente declino.
In tale situazione, gli esperti stimano al 3,2% la probabilità di una riduzione dei tassi d'interesse della Fed durante la riunione di maggio, con il 96,8% degli intervistati che ne ipotizza una conservazione nella forma attuale. Per quanto riguarda l'eventuale riduzione dei tassi nella riunione della FED di giugno, si stima una possibilità del 31,8%.
La maggior parte degli operatori di mercato è scettica sull'imminente allentamento della politica monetaria della Fed. I trader e gli investitori stanno ora valutando dati recenti e significativi, in particolare il rapporto NFP (Nonfarm Payrolls) di aprile, nonché le crescenti aspettative di inflazione che possono essere alimentate dalla retorica tariffaria del presidente americano Donald Trump. Secondo gli analisti, questo porta a una rivalutazione 'bellicista' della situazione da parte degli operatori del mercato.
In tale contesto, la coppia EUR/USD ha dimostrato una ripresa sicura, nonostante le dinamiche contraddittorie del dollaro. Dopo il test dei minimi in area 1,1260 della scorsa settimana, il tandem è tornato a crescere. Martedì 6 maggio, la coppia EUR/USD è stata scambiata con fiducia a 1,1350.
Secondo gli analisti della Danske Bank, se l'attuale tendenza continua, l'euro crescerà fino a 1,2200 nei prossimi 12 mesi. È una previsione motivata dalle aspettative che la Fed riprenderà i tagli ai tassi di interesse. Va sottolineato che in tale scenario il dollaro continuerà a indebolirsi e l'euro rafforzerà la propria posizione.
L'attuale ascesa della moneta europea è alimentata dal ritiro del greenback e dalla continua cautela nei confronti della politica commerciale statunitense. In tutto ciò nell'eurozona sono stati registrati dati economici misti: l'indice di fiducia degli investitori Sentix di maggio è migliorato significativamente (da -19,5 a -8,1), evidenziando un cauto ottimismo, mentre i recenti dati macroeconomici sull'inflazione UE si sono rivelati leggermente superiori alle aspettative (indicatore di base al 2,7% rispetto alla previsione del 2,5%).
Tuttavia, gli operatori di mercato si aspettano una nuova riduzione dei tassi della BCE a giugno. La scorsa settimana il vicepresidente della BCE Luis de Guindos ha espresso fiducia nel fatto che la banca centrale continuerà a tagliare i tassi di interesse. "Dipende dalla futura dinamica dell'inflazione. Ma c'è un minimo di ottimismo", ha aggiunto de Guindos.
Questa settimana l'evento principale per il dollaro sarà l'incontro della Fed sulla politica monetaria, previsto per mercoledì 7 maggio. Molti analisti e operatori di mercato si aspettano che l'autorità lasci invariati i tassi di interesse nell'intervallo compreso tra il 4,25% e il 4,50%. Gli investitori seguiranno da vicino i commenti dei rappresentanti della Fed e la conferenza stampa del presidente Jerome Powell per ricevere segnali sulla futura traiettoria dei tassi di interesse.
Gli esperti ritengono che i dati relativi ai Nonfarm Payrolls di aprile, più forti rispetto alle attese, rappresentino un fattore limitante per la riduzione dei tassi di interesse della Fed, così come le crescenti aspettative inflazionistiche dei consumatori nel contesto della politica tariffaria di Trump. Secondo le stime della Danske Bank, in questo contesto, entro giugno 2026 è possibile una riduzione dei tassi di 125 punti base (bps). È possibile che le riduzioni inizino già il mese prossimo.
Altri analisti ritengono che entro giugno/luglio 2025 la Fed avrà fatto molta più chiarezza sia sul livello finale dei dazi sulle merci provenienti dalla Cina sia sul futuro degli altri dazi. Nonostante la prevista riduzione dei tassi da parte degli operatori di mercato, la FED potrebbe mantenerli al livello attuale. Gli strateghi valutari della Danske Bank ritengono al momento improbabile che la Fed approvi un taglio dei tassi.