L'estate si preannuncia infuocata in termini di battaglie economiche e geopolitiche. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha aumentato drasticamente i suoi attacchi al presidente della Federal Reserve Jerome Powell, definendolo uno “sciocco” e chiedendo ancora una volta un forte taglio dei tassi. Secondo il presidente, una simile mossa contribuirebbe a ridurre i pagamenti annuali degli interessi sul debito pubblico statunitense, che ammontano a 600 miliardi di dollari.
L'ultimo attacco di Trump a Powell è arrivato dopo la pubblicazione di due rapporti sull’inflazione che hanno mostrato dati inferiori alle attese sia per l’inflazione al consumo che per quella alla produzione negli Stati Uniti. In questo contesto, il presidente ha dichiarato: "Un taglio dei tassi di 2 punti percentuali farebbe risparmiare all'America 600 miliardi di dollari all'anno, ma non riusciamo a convincere Powell a farlo! Quindi sprecheremo 600 miliardi di dollari all'anno per colpa di uno sciocco che si siede lì e dice che in questo momento non vede ragioni sufficienti per un taglio dei tassi". Il Presidente ha affermato che sarebbe favorevole a un rialzo dei tassi se l'inflazione fosse in aumento, ma al momento è in calo.
Secondo gli analisti di Citi, poiché l'inflazione statunitense sta rallentando più rapidamente del previsto, la questione del taglio dei tassi potrebbe entrare nell'agenda di politica monetaria della Federal Reserve già a settembre 2025.
Gli analisti di Citi ritengono che la rapida decelerazione dell'inflazione core negli Stati Uniti sia il principale fattore alla base di un potenziale allentamento monetario. Gli esperti della banca prevedono una riduzione graduale del tasso ufficiale sui fondi per un totale di 125 punti base a partire da settembre.
Gli economisti di Citi sono favorevoli a un taglio anticipato dei tassi e sottolineano che l'IPC core statunitense è aumentato dello 0,13% a maggio rispetto a un mese fa.
“Una dinamica più morbida dell'inflazione core rafforzerà la fiducia dei funzionari della Fed nel fatto che gli aumenti dei prezzi spinti dalle tariffe non si tradurranno in una pressione inflazionistica sostenuta”, osserva Citi. Tuttavia, gli analisti si aspettano una certa pressione al rialzo causata dalle tariffe entro la fine dell'estate.
Secondo le previsioni di Citi, l'indice dei prezzi PCE core a maggio è stato di appena il 2,6% su base annua e si prevede un ulteriore rallentamento a causa del calo dei costi degli alloggi. Nel frattempo, i dati mensili sull'inflazione negli Stati Uniti sono “attentamente monitorati dalla Federal Reserve per eventuali segnali di impatto tariffario, ma finora la tendenza rimane al ribasso”. Data la situazione attuale, soprattutto in presenza di un rapido raffreddamento dell'inflazione, gli esperti di Citi suggeriscono che Trump potrebbe non dover aspettare a lungo per ottenere l'allentamento della politica monetaria così insistentemente richiesto a Jerome Powell.