Calma, calma. Il mercato del petrolio rimarrà equilibrato anche se alcuni membri dell'OPEC+ dovessero aumentare la produzione. Questa è l'opinione della Russia, e il calo della volatilità del petrolio sembra confermare tale posizione. Gli investitori non si aspettano grandi oscillazioni, sebbene le cattive notizie dalla Cina stiano provocando un leggero calo dei prezzi.
Dinamica della volatilità del petrolio
BOK Financial Securities ritiene che esista una forte tendenza stagionale. Di solito, il Brent raggiunge il limite superiore del suo range di negoziazione nelle prime due settimane di luglio, dopodiché le cattive notizie economiche inducono gli speculatori a prendere profitto. Questo fattore sta iniziando a farsi sentire sullo sfondo delle deludenti statistiche cinesi.
Il PIL cinese nel secondo trimestre è rallentato dal 5,3% al 4,7%, non raggiungendo le previsioni di Bloomberg e mostrando la peggiore dinamica dal gennaio-marzo 2023. Insieme ai dati deludenti sulle vendite al dettaglio e alla riduzione delle importazioni, questo testimonia la debolezza della domanda interna e mette pressione sul Brent. Inoltre, la produzione nelle raffinerie è diminuita del 3,7% a causa della manutenzione tecnica. Questo indicatore è in calo per il terzo mese consecutivo, il che non può che destare preoccupazione.
Il commercio di Trump esercita pressione sul petrolio. Dopo l'attentato al 45° presidente degli Stati Uniti, le sue possibilità di tornare alla Casa Bianca sono salite dal 60% al 67%. Esiste una chiara narrazione sul mercato: se ciò accadrà, il dollaro americano ne trarrà vantaggio. Si dice che la politica di Donald Trump sia pro-inflazionistica e che la sua attuazione costringerà la Fed a mantenere i tassi alti piuttosto che a ridurli, come sperano gli investitori.
Tuttavia, dato che gli Stati Uniti sono recentemente diventati esportatori netti di prodotti energetici, l'aumento dei prezzi del petrolio tende ad aiutare l'indice USD piuttosto che ostacolarlo. Lo stesso vale anche al contrario, come dimostra l'aumento della correlazione tra i due attivi.
Dinamica del petrolio e del dollaro USA
Il ritorno di Donald Trump al potere comporta il rischio di ripresa delle guerre commerciali. Secondo gli studi di UBS, i dazi del 60% promessi dal repubblicano su tutte le importazioni dalla Cina dimezzerebbero il tasso di crescita del PIL cinese. Invece del 4,7%, potrebbe risultare un 2,5%. Come reagirà a questo il mercato del petrolio? Chiaramente con un calo. Non sorprende che l'aumento delle possibilità di vittoria del 45° presidente degli Stati Uniti stia mettendo pressione sul petrolio del Mare del Nord.
In teoria, il sostegno al Brent potrebbe venire dall'allentamento della politica monetaria della Fed. Tuttavia, quando l'economia cinese rallenta insieme a quella americana e la confusione politica in Francia potrebbe frenare la crescita del PIL dell'Eurozona, gli "orsi" del petrolio trovano nuovi motivi per attaccare.
Tecnicamente, nel grafico giornaliero del Brent è stato formato un pattern di inversione 1-2-3. La rottura del minimo locale vicino a $84 al barile aumenterà i rischi di una continua discesa verso $82,4 e $81,0, diventando un motivo per le vendite.
