All'inizio di questa settimana, il metallo giallo ha ceduto alcune delle sue posizioni, reagendo alla situazione geopolitica. Allo stesso tempo, la domanda di oro rimane moderatamente alta, il che gli permette di sperare in una rivincita. In tale situazione, il dollaro, per lungo un outsider, è praticamente andato a dama, spingendo sia il metallo prezioso che l'euro.
All'inizio delle negoziazioni di lunedì 12 maggio, il prezzo dell'oro è crollato bruscamente, poiché molti investitori si sono ritirati dagli asset sicuri e hanno preferito quelli più rischiosi. Ciò avviene dopo l'annuncio di Washington del raggiungimento di un accordo commerciale con Pechino. Di conseguenza, il prezzo spot dell'oro è sceso dell'1,3%, a 3283,04 dollari l'oncia, mentre i future sull'oro con consegna a giugno sono scesi dell'1,7%, a 3287,90$ l'oncia.
Secondo gli analisti, la riduzione dei tassi sulla crescita dell'oro è una conseguenza della de-escalation della guerra commerciale tra gli Stati Uniti e altri paesi. Allo stesso tempo, dall'inizio del 2025, il metallo prezioso è aumentato del 26,7%.
La scorsa settimana, i principali operatori di mercato hanno ridotto la loro posizione long netta nei futures sull'oro al livello più basso da 14 mesi. Di conseguenza, stando ai dati della Commodity Futures Trading Commission (CFTC), questo indicatore è diminuito del 3,1%, passando a 112 307 contratti.
La riduzione delle tensioni geopolitiche ha anche indebolito la domanda di oro, in quanto viene rispettato il cessate il fuoco tra India e Pakistan raggiunto questo fine settimana.
L'oro è calato sullo sfondo dell'accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina
Il calo del prezzo dell'oro è avvenuto sulla scia dell'aumento dei future a Wall Street dopo che il segretario al Tesoro Scott Bessent e il rappresentante commerciale Jamieson Greer hanno confermato il reggiungimento di un accordo commerciale con la Cina durante i negoziati a Ginevra, in Svizzera. Tuttavia, i funzionari non hanno diffuso alcun dettaglio dell'accordo. È stato poi reso noto che a breve Washington e Pechino annunceranno l'accordo in una dichiarazione congiunta.
Secondo gli esperti, l'accordo segna una de-escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, decisamente aumentate il mese scorso. Ciò è avvenuto dopo che Washington e Pechino hanno iniziato un aspro confronto tariffario. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva imposto alla Cina dazi commerciali del 145%, a cui Pechino aveva risposto con un'imposta del 125%.
La prospettiva di un rilassamento delle relazioni tra America e Cina ha indebolito la domanda di oro, che il mese scorso guidava il mercato. Ciò ha aiutato il metallo giallo a raggiungere un record di 3500 dollari l'oncia. Al momento però la situazione non è favorevole all'oro.
Il metallo prezioso era sotto pressione a causa del forte aumento del dollaro. Il quadro è completato da un significativo cedimento dell'euro. Ad oggi l'indice del dollaro (DXY) è cresciuto di quasi il 0,3%. L'attuale rafforzamento del greenback ha messo sotto pressione il prezzo del metallo giallo, sottolineano gli analisti.
Anche il calo della domanda di asset protettivi ha avuto un impatto negativo sul prezzo dell'oro, sullo sfondo di un allentamento delle tensioni tra India e Pakistan. In tutto ciò un'ulteriore stabilizzazione della situazione economica mondiale è sfavorevole all'oro, che però può essere sostenuto dalla domanda delle banche centrali e dall'attività degli investitori privati in Cina.
Il dollaro attacca e l'euro difende
La valuta statunitense è passata al contrattacco grazie alla riluttanza della Fed a tagliare i tassi e al sostegno della Casa Bianca. L'aiuto al greenback è stato fornito da un potenziale miglioramento delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Ciò ha permesso all'indice S&P 500 e all'indice del dollaro (DXY) di mettere le ali. Lunedì 12 maggio la coppia EUR/USD viene scambiata a 1,1225, alla ricerca di un modo per raggiungere nuovi picchi.
In precedenza era stato Jerome Powell, il capo della Fed, a mettere i bastoni tra le ruote del dollaro statunitense, sostenendo che l'economia americana è ancora forte, e, pertanto, il regolatore può mantenere i tassi al livello del 4,25%-4,5%. La banca centrale è anche preoccupata dal possibile aumento dell'inflazione dovuto alle tariffe, mentre le autorità di regolamentazione di altri paesi temono un rallentamento della crescita economica. Tali paesi intendono ridurre i tassi e la divergenza nella politica monetaria gioca a favore della moneta americana.
Nonostante l'instabilità e le contraddizioni, molti operatori di mercato si aspettano tre tagli dei tassi da parte della Fed prima della fine del 2025. La situazione può comunque cambiare in qualsiasi momento. Allo stesso tempo, prima della fine dei 90 giorni di rinvio delle tariffe, la Fed non ha motivo di tagliare i tassi. In tale contesto, aumentano i rischi di un ritorno del dollaro a una tendenza ribassista.
Ma neanche l'euro se ne sta con le mani in mano. Dopo aver assaporato delle vittorie, cerca ancora una volta di ottenere la leadership nella coppia EUR/USD. Al momento, l'azione della moneta europea non è stata coronata da successo, ma la possibilità di ripresa a medio termine rimane elevata.