La coppia euro-dollaro è rimasta all'angolo dopo l'infruttuoso assalto alla sedicesima figura. I trader hanno tentato due volte di consolidarsi in quest'area di prezzo, ma senza successo: il contraddittorio contesto di base non gli ha permesso di mantenere le posizioni occupate. Tuttavia, il trovarsi "all'angolo" è a priori un fenomeno temporaneo. Prima o poi si dovrà fare una scelta: o si raggiunge il livello di 1,1620 (e superiore) o l'1,1410 (e inferiore). Come si dice, "tertium non datur". Naturalmente, la scelta dipenderà dal quadro fondamentale principale, in cui la geopolitica e la Fed svolgeranno un ruolo chiave. La riunione di giugno della Fed, pertanto, è di importanza cruciale per i trader EUR/USD, nonostante il fatto che l'autorità USA manterrà sicuramente invariati tutti i parametri della propria politica monetaria.
Così, stando ai dati dello strumento CME FedWatch, la probabilità di mantenimento di una posizione di attesa alla riunione di giugno è ora del 99,9%. Sono cifre che parlano da sole. Occorre notare che i trader non hanno quasi alcun dubbio sul fatto che anche alla prossima riunione (luglio), la Fed manterrà invariata la politica monetaria. La probabilità di tale scenario è dell'86%. Le prospettive per settembre invece non sembrano così categoriche, con la probabilità di mantenimento dello status quo che è solo del 37%. In realtà, proprio le prospettive autunnali di riduzione del tasso di interesse hanno dato avvio alle principali discussioni tra gli analisti del mercato valutario.
Ad esempio, il 53% degli economisti intervistati da Reuters ritiene che il regolatore riprenderà la riduzione dei tassi di interesse nel prossimo trimestre, ovvero il terzo, dunque molto probabilmente a settembre. Allo stesso tempo, il 42% degli intervistati ha previsto una riduzione del tasso nel quarto trimestre di quest'anno. Altri esperti si sono detti fiduciosi nel fatto che la Fed non ricorrerà affatto a un allentamento della politica monetaria nel corso di quest'anno.
I risultati della riunione di giugno possono ribaltare gli equilibri in una direzione o nell'altra, con un conseguente impatto sul dollaro.
In generale, comunque, il punto centrale della riunione di giugno è in un'altra domanda: con quanto pessimismo/ottimismo la Fed valuterà i rapporti macroeconomici altamente controversi e ambigui pubblicati nelle ultime 3-4 settimane? Quanto sono grandi i rischi di stagflazione, secondo la Fed? E, in generale, verrà usata questa parola, che tanto spaventa gli investitori?
Brevemente, occorre ricordare che stando ai dati pubblicati, nel mese di maggio sono aumentati sia l'indice complessivo dei prezzi al consumo (IPC) sia l'indice complessivo dei prezzi alla produzione (PPI), mentre l'indice di base dei prezzi al consumo è rimasto al livello del mese precedente e l'indice di base dei prezzi alla produzione ha persino leggermente rallentato. Allo stesso tempo, le aspettative sull'inflazione rimangono elevate, e in modo molto significativo: 5,1% sull'anno, secondo un sondaggio dell'Università del Michigan.
I Nonfarm Payrolls di maggio hanno registrato un aumento dell'occupazione di 139.000 unità e un tasso di disoccupazione stagnante (il dato si è attestato al 4,2% per il terzo mese consecutivo).
Un altro punto importante è l'indebolimento degli indici ISM. L'indice di produzione è rimasto nell'area del declino ed è sceso a quota 48,5 (la tendenza al ribasso è registrata per il quarto mese consecutivo), mentre l'indice di attività imprenditoriale nel settore dei servizi è andato a finire in zona di ribasso: invece della crescita - prevista a 52 punti - è crollato al livello di 49.9.
In altre parole, nel mese di maggio si è registrata un'accelerazione dell'inflazione generale, una stagnazione di base, delle condizioni relativamente buone del mercato del lavoro e un rallentamento degli indici ISM. Questo risultato consente alla Fed di rimanere in pausa almeno fino a settembre. Tuttavia, per il momento è impossibile parlare delle prospettive di un abbassamento a settembre, perché prima della riunione di settembre ci saranno altre tre pubblicazioni sul mercato del lavoro e altrettante sulla crescita degli indici IPC/PPI/ISM.
Naturalmente, la Fed oggi non "andrà oltre" e non parlerà delle prospettive autunnali. Il regolatore metterà in ogni caso degli accenti nel testo della dichiarazione di accompagnamento, e Jerome Powell "evidenzierà" i segnali pertinenti. Il resto del mercato "ragionerà" da sé.
In altre parole, i principali risultati della riunione di giugno della Fed andranno letti tra le righe: lo "stato d'animo" del dollaro dipenderà dalla valutazione dell'impatto dei dati macroeconomici recentemente pubblicati. Il rafforzamento di una retorica "accomodante" metterà ulteriormente sotto pressione la valuta USA, poiché aumenterà la probabilità di abbassamento dei tassi di interesse alla riunione di settembre.
A mio parere, la Fed si sta concentrando sui rischi di un rallentamento dell'economia, sullo sfondo dell'annunciato accordo con la Cina, che prevede il mantenimento di tariffe al 55% sui beni cinesi. Allo stesso tempo, è probabile che il regolatore attenui i rischi di inflazione, ponendo l'accento sul fatto che l'IPC e il PPI complessivi sono cresciuti a un ritmo più lento rispetto alle aspettative della maggior parte degli analisti, e sul fatto che l'IPC di base è fermo e il PPI di base ha rallentato.
La realizzazione di tale scenario "moderato-accomodante" metterà sotto pressione la valuta statunitense e, di conseguenza, sosterrà gli acquirenti EUR/USD che saranno in grado di testare il primo livello di resistenza di 1,1580 (linea superiore dell'indicatore delle bande di Bollinger sul grafico giornaliero) o addirittura di 1,1620 (linea superiore delle bande di Bollinger sul grafico settimanale). Il tutto se, naturalmente, la geopolitica non mescola le carte (ovvero se gli Stati Uniti non entreranno in guerra contro l'Iran).