Peter Schiff, principale apostolo della “fede nell'oro” e nemico giurato del Bitcoin, ha nuovamente predetto l'apocalisse delle criptovalute. Questa volta l'economista ha accusato l'amministrazione Trump di aver causato il crollo del corso: secondo lui, i dazi contro la Cina colpiscono non solo il commercio mondiale, ma anche le criptovalute. Nel fine settimana, il Bitcoin ha superato bruscamente la soglia dei 110.200$ e Schiff, senza perdere tempo, lo ha annunciato come un segno dal cielo: “Il Bitcoin crolla, l'oro brilla: il mondo sta tornando al buon senso!”.
Secondo lui, ogni nuovo crollo non è un'occasione per comprare, ma un avvertimento per chi si ostina ad essere ottimista. Stando alla sua logica, al momento nemmeno un post social di Donald Trump può salvare il mercato delle criptovalute dal crollo, e l'oro è di nuovo pronto a conquistare il trono di “bene eterno”. Ma certo: quando il prezzo per l'oncia ha superato i 4.100 dollari, gli occhi di Schiff hanno brillato più dei lingotti d'oro nel deposito della Federal Reserve.
L'economista, con il suo consueto entusiasmo, ha previsto “l'inevitabile crollo delle illusioni sulle criptovalute” e il trionfo dell'oro. Secondo lui, gli investitori di Wall Street sono già sazi di Bitcoin, la bolla si è gonfiata al massimo e ora è il momento di tornare ai classici: la cara vecchia pala, il ferro e i lingotti. Il mercato non ha però fretta di realizzare le profezie di Schiff: è vivo, come il gatto nella scatola di Schrödinger, ma con i tweet di Peter l'atmosfera è comunque elettrizzata.
