Sessione americana: il gas ha preso il volo, il petrolio non è da meno
Trader, preparate i popcorn. Martedì, alla Borsa Merci di New York, i futures sul gas naturale hanno preso il volo. I contratti di marzo hanno raggiunto 3,94$ per milione di BTU, con un incremento del 5,83%. Ovviamente, nessuno ha cancellato le tradizionali "montagne russe": il minimo della sessione si è attestato a 3,556$, mentre la resistenza ha toccato 3,98$.
Questo balzo dei prezzi è stato determinato da diversi fattori. Primo, le condizioni meteo negli Stati Uniti hanno avuto un impatto significativo: improvvise ondate di freddo in alcune regioni hanno aumentato la domanda di energia. Secondo, il mercato ha reagito all'aumento del consumo di gas naturale in Europa, dove la tensione sull'approvvigionamento energetico persiste. Terzo, i mercati asiatici hanno alimentato ulteriormente l'aumento della domanda, aumentando gli acquisti di gas per prevenire possibili interruzioni delle forniture dalla Russia.
Contemporaneamente, l'indice del dollaro USA, che misura la sua forza contro sei principali valute, è aumentato dello 0,39%, raggiungendo 106,99$. A quanto pare, anche il dollaro ha deciso di non restare indietro rispetto al gas e al petrolio nella loro corsa al rialzo. Il rafforzamento del dollaro potrebbe influenzare i costi delle materie prime, rendendole più costose per gli acquirenti stranieri.
Oro nero: tra USA, Russia e condizioni meteorologiche imprevedibili
Anche i prezzi del petrolio non sono rimasti in disparte. I futures sul WTI con consegna ad aprile sono aumentati dell'1,48%, raggiungendo 71,76$ al barile, mentre il gasolio nei contratti di marzo è salito dello 0,36% a 2,45$ per gallone. Brent ha seguito lo stesso andamento, attestandosi a 76,06$ al barile (+0,3%).
Le principali cause dell'aumento dei prezzi sono state le preoccupazioni per possibili interruzioni nelle forniture dagli Stati Uniti e dalla Russia. Un attacco con droni a una stazione di pompaggio russa ha sollevato timori tra gli investitori, poiché una riduzione delle esportazioni potrebbe portare a una carenza di petrolio sul mercato. Gli esperti stimano che le forniture tramite il Caspian Pipeline Consortium (CPC) siano diminuite del 30-40%, pari a circa 380.000 barili al giorno.
Nel frattempo, i produttori statunitensi affrontano difficoltà simili: il freddo intenso in North Dakota ha costretto molte aziende a ridurre la produzione di petrolio, spingendo ulteriormente i prezzi al rialzo. Le autorità del settore stimano un calo della produzione fino a 150.000 barili al giorno, incidendo sull'equilibrio tra domanda e offerta globale.
Diplomazia e petrolio: il gioco delle sanzioni continua
L'amministrazione statunitense continua i negoziati con la Russia sulla questione ucraina. Curiosamente, un possibile allentamento delle sanzioni potrebbe teoricamente ripristinare i flussi di petrolio russo. Tuttavia, gli analisti di Goldman Sachs non credono a un aumento significativo delle esportazioni, anche se le restrizioni venissero attenuate. Il problema principale è la fiducia del mercato, che è difficile da recuperare dopo mesi di restrizioni e divieti commerciali.
Gli analisti sottolineano che una risoluzione del conflitto e la rimozione delle sanzioni non cambierebbero immediatamente le dinamiche di mercato. Molte aziende hanno già modificato le proprie rotte di approvvigionamento, mentre alcuni paesi hanno imposto limiti rigorosi alle importazioni di petrolio russo. Inoltre, il G7 continua a discutere nuove restrizioni, complicando ulteriormente la situazione.
India gioca alla "roulette del petrolio"
Nel frattempo, l'India sorprende tutti: a gennaio ha aumentato drasticamente le importazioni di petrolio dagli Stati Uniti, raggiungendo 218.400 barili al giorno rispetto ai 70.600 di dicembre. Questo ha portato Washington a occupare il quinto posto tra i principali fornitori di petrolio di Nuova Delhi.
D'altro canto, la Russia rimane il principale esportatore, con 1,58 milioni di barili al giorno (+4,3%). Tuttavia, c'è una particolarità: le raffinerie indiane ora acquistano petrolio russo solo da aziende che non sono sotto sanzioni statunitensi. Una situazione scomoda, ma necessaria.
Gli esperti osservano che l'India continua a bilanciare le sue fonti di approvvigionamento, cercando di ridurre la dipendenza da un solo fornitore e di sfruttare al massimo le opportunità di mercato. L'aumento delle importazioni dagli Stati Uniti potrebbe essere dovuto a nuovi accordi politici tra i due paesi, nonché alla volontà dell'India di diversificare le proprie forniture di energia.
Medio Oriente: stabilità e massimi storici
Mentre il mondo è diviso tra sanzioni e negoziati commerciali, i fornitori mediorientali si fregano le mani: a gennaio le esportazioni di petrolio dall'area verso l'India sono aumentate del 6,5%, raggiungendo 2,7 milioni di barili al giorno. I principali esportatori sono Iraq, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. La quota del petrolio mediorientale nelle importazioni indiane è ora del 53%, il livello più alto degli ultimi 27 mesi.
Il mercato petrolifero è in continuo movimento, reagendo a nuovi sviluppi e cambiamenti nello scenario geopolitico. I principali attori continuano a competere per il controllo, offrendo condizioni più vantaggiose e trovando nuove strategie per aggirare sanzioni e restrizioni. Il bilanciamento tornerà nei prossimi mesi? I trader dovranno rimanere vigili e pronti a rispondere ai movimenti del mercato.
Il mercato del petrolio segue le sue regole, reagendo alle sanzioni, alle condizioni meteorologiche e alle turbolenze politiche. I trader possono sfruttare queste fluttuazioni, con gli strumenti disponibili su InstaForex e InstaTrade. Restate aggiornati, monitorate il mercato e non perdete l'occasione di cogliere nuove opportunità.