Tempi duri per l'economia tedesca! Secondo i dati statistici attuali, nel secondo trimestre del 2025 la recessione economica in Germania si è aggravata. Il volume della produzione nel Paese è diminuito più di quanto precedentemente previsto.
La più grande economia dell'eurozona ha registrato un calo dello 0,3% su base trimestrale rispetto alla precedente stima dello 0,1%. Nel primo trimestre del 2025 era stata invece registrata una crescita dello 0,3%. Su base annua, il PIL della Germania è cresciuto solo dello 0,2%, e questo dopo le rettifiche stagionali e calendariali! Che disastro!
Il calo dell'attività economica nel Paese è stato influenzato negativamente dalla debolezza degli investimenti, dal calo dell'edilizia e delle esportazioni nette. Tuttavia, i consumi pubblici e privati si sono mantenuti a livelli soddisfacenti.
L'Ufficio federale di statistica della Germania ha anche rivisto al ribasso i dati relativi al PIL per il 2023-1 e il 2024. Di conseguenza, il volume economico della produzione tedesca è rimasto leggermente al di sotto del livello del 2019, il che indica un lungo periodo di stagnazione.
Secondo gli strateghi valutari della banca ING, l'economia tedesca è tornata in recessione. “In questo contesto, è improbabile che si verifichi una ripresa significativa entro il 2026”, sottolineano gli esperti. Nel prossimo futuro, la situazione economica in Germania dipenderà dall'andamento del commercio, dai tassi di cambio e dalla politica fiscale. Attualmente, il 10% delle esportazioni tedesche è destinato agli Stati Uniti. Tuttavia, i dazi americani del 15% introdotti sulla maggior parte dei prodotti europei freneranno la crescita economica.
Secondo ING, anche il rafforzamento dell'euro rispetto al dollaro e ad altre valute ostacola l'ulteriore ripresa dell'economia tedesca. Inoltre, il dibattito politico sulle potenziali misure di austerità potrebbe indebolire l'impatto degli stimoli fiscali per le infrastrutture e la difesa della Germania. “Il protrarsi del dibattito sulla politica fiscale costringerà le famiglie e le aziende a rinviare le decisioni relative alle spese e agli investimenti”, concludono gli analisti.
